CHIMAY ETICHETTA BLU – Abbaye de Notre Dame de Scourmont –(BE).
La Chimay etichetta blu è una delle sette birre d’abbazia certificate dal marchio esagonale dorato che ne attesta le caratteristiche produttive e la qualità. Viene brassata all’interno del perimetro dell’abbazia cistercense di Scourmont ed è la più “industriale” per quantità prodotta e sistema di distribuzione tra le birre certificate riuscendo però in questo modo a godere di un’ampia diffusione, di un prezzo accettabile tra i 2.50 e i 3 euro mantenendo al contempo buon livello qualitativo.
Nel retro etichetta appare il millesimo e viene riportata una data di scadenza che ne prolunga la vita fino a 5 anni, il che indica buone capacità d’evoluzione in vetro.
La Chimay etichetta blu quando viene versata nel bicchiere ha un bel colore mogano chiaro con evidenti riflessi dorati appena velata e dotata di un paio di dita di schiuma cremosa sostenuta da bollicine minute.
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Finita la mescita si sviluppa un cappello di schiuma stabile di color nocciola.
Buona l’allacciatura alle pareti del bicchiere.
La schiuma tende a scomparire in 3 – 4 minuti lasciando un merletto merletto bello ma evanescente sulla circonferenza del vetro.
Il naso della Chimay etichetta blu è abbastanza intenso, inizialmente alcolico vinoso affiancato da note d’acidità balsamica evolve poi sui toni di malto tostato e sentori fruttati e speziati questi ultimi appena accennati.
L’assaggio dopo un’apertura su toni dolci di caramello ripropone il naso con un maggiore accento della speziatura, il luppolo si concede in un finale è piuttosto secco quasi tannico con un amaro non invadente. Il 9% d’alcool svolto risulta ben mascherato in una birra di media carbonatazione, ben struttura e di corpo non pesante dal sorso abbastanza facile e molto godibile.
La Chimay etichetta blu è una belgian strong ale d’abbazia che non m’è per nulla dispiaciuta, insomma vale la pena tenerne qualche bottiglia da servire a appena appena fresca o a temperatura ambiente perché si beve bene ed ad prezzo equo vista la qualità. A mio avviso è da sfruttare con salumi dotati di un’evidente componente grassa tipo qualche fetta di salame ungherese o di capicollo calabrese al peperoncino, formaggi saporiti anche un po’ piccanti, carni in cotture umide riccamente speziate ed anche in questo caso non teme un’eventuale uso di spezie piccanti.
Provatela con: